“Il governo? Prima se ne va meglio è. Il Pd è pronto”
Il governo? “Prima se ne va e meglio è”. Il memorandum con la Cina? “Dimostra la totale assenza di visione dell’esecutivo, anche in politica estera”. Il Pd? “Siamo in crescita: in una democrazia una grande forza di opposizione ha il dovere di essere pronta a sostituirsi a chi governa male il Paese”.
“Questo quadro viene da lontano, dal lavoro imbastito da Zingaretti e dalla sua squadra anche sul territorio nell’arco di questi mesi: il Pd ha ricominciato a parlare alle persone, ad occuparsi dei loro problemi, ad avanzare proposte”.
E’ il commento di Paola De Micheli in questa conversazione con Formiche.net nella quale si è anche concentrata sulle questioni più calde del momento, dai rapporti con la Cina alle ultime puntate dell’infinita vicenda Tav.
“Dal lavoro la libertà delle donne”
La liberazione delle donne passa per il lavoro. Se le scelte in materia di diritti e il contrasto alla discriminazione di genere sono elementi costitutivi della nostra identità di Democratici, allora non possiamo ignorare quanta sia ancora la strada da fare per ottenere la piena parità occupazionale e retributiva per tutte le donne.
La mia riflessione sulla festa dell’otto marzo nell’intervento per Democratica.
Ottimo risultato per Zingaretti che vince con 12 punti di distacco
I risultati definitivi delle assemblee di circolo, certificano senza equivoci o ombre, l’ottimo risultato raggiunto dalla mozione Zingaretti.
Un risultato uniforme in tutta Italia che ci premia al nord, al centro e al sud. Siamo andati ben oltre le previsioni fatte all’inizio di questa competizione, quando secondo tutti gli osservatori saremmo arrivati secondi, visto che Zingaretti non partecipava da anni alla vita del partito.
Invece siamo saldamente primi, distanziando di quasi 12 punti la seconda mozione.
E di questo ringrazio tutti gli iscritti e i militanti che hanno animato i circoli in queste settimane.
Anche sommando i voti di Martina e Giachetti Zingaretti resta primo.
Alle primarie tutti potranno partecipare e ricordiamo che in tutte le sfide precedenti chi ha vinto nei circoli poi si e’ affermato anche nei gazebo.
Ora tutti a votare perchè per cambiare il partito il tre marzo dovremo essere in tanti a votare per Zingaretti.
Il conto della Legge di Bilancio lo pagheranno i giovani, le imprese e i pensionati
“A pagare il conto della Legge di Bilancio del Governo del Fallimento – non del Cambiamento – saranno soprattutto i giovani, le imprese e i pensionati”.
Lo ha affermato la parlamentare del Partito Democratico Paola De Micheli, nel corso di una conferenza stampa nella sede di Piacenza del Pd, in vista della mobilitazione nazionale del partito in programma il 12 gennaio prossimo nelle piazze (a Piacenza, Fiorenzuola, Monticelli e Castelsangiovanni).
“Non sono mai stata così preoccupata per il futuro del nostro Paese – ha affermato la deputata dem – perchè siamo al ritorno massiccio dei tagli lineari e dell’aumento delle tasse, ovvero la maniera peggiore e più vecchia per fare politica economica, come facevano i governi di centrodestra prima della grande crisi del 2008”.
“In Parlamento, che ha lavorato per l’approvazione della manovra – ha premesso – fino al 30 dicembre scorso, siamo rimasti sconvolti innanzitutto per il metodo adottato.
Una manovra composta da circa 1200 commi senza avere la possibilità di discuterla e valutarla alle Camere, abbiamo assistito alla violazione di un diritto di tutti i parlamentari, anche quelli di maggioranza.
Perché nessuno ha avuto la possibilità di studiare questa legge presentata all’ultimo minuto nella forma approvata al termine della trattativa con la Commissione Europea e della clamorosa marcia indietro del Governo Conte”.
Chi pagherà il conto dunque dei provvedimenti inseriti nella Legge di Bilancio?
“Tutti i pensionati – risponde la De Micheli – perchè rispetto al piano di rivalutazione pensionistico che era stato siglato dal governo Gentiloni, c’è una decurtazione di 2,2 miliardi nel 2019 per chi ha un assegno al di sopra dei 1500 euro lordi al mese. Un esempio? Chi percepisce una cifra non certo da pensione d’oro come 2028 euro lordi mensili, potrà vedersi ridurre l’assegno dal 13 al 35 per cento”.
“A pagare poi saranno soprattutto le piccole e medie imprese – ha proseguito – con una cifra pari a 6,2 miliardi di aumento di imposte dirette e indirette e un taglio da 4,1 miliardi degli incentivi.
Prendiamo Piacenza, dove abbiamo filiere produttive importanti sotto il profilo tecnologico che hanno investito e anche assunto nuovo personale sulla base del provvedimento Industria 4.0, ora il rischio di un effetto pesante di calo di risorse anche sul nostro territorio”.
“Voglio anche affrontare il tema della flat tax sulle partite Iva. Tra 2013 e 2018, lo dicono i documenti economici redatti da questo Governo, la pressione fiscale in Italia si è ridotta del 2 per cento, mentre con questa manovra si alzerà in un colpo solo dello 0,4”.
“A fruire della riduzione fiscale – fa notare De Micheli – sarà un numero limitato di imprese, ma la cosa peggiore è che l’introduzione di un regime agevolato per le partite Iva si trasformerà in un incentivo surrettizio al lavoro precario, come spiega su “La Stampa” Vincenzo Colla della Cgil”.
“La verità è che oggi chi ha 65mila di euro di stipendio verrà penalizzato rispetto a chi fa 65mila euro di fatturato. Al di là della flat tax, che è una goccia nel mare, l’altra drammatica conseguenza è pertanto l’incentivo al lavoro precario. E quindi lo pagheranno i giovani, tutti quelli che si affacciano sul mondo del lavoro, e lavoro precario viene promosso come condizione esistenziale permanente, un ritorno indietro di 10 anni.”.
Un aspetto della manovra degno di nota riguarda le cosiddette clausole di salvaguardia, una sorta di ipoteca sul futuro.
“Le clausole di salvaguardia disinnescate – ha precisato – fino ad ora valevano la metà di quelle inserite nella Legge di Bilacio, invece con un’ipoteca da 23 miliardi nel 2020 e addirittura di 28 nel 2021, ci troveremo in una situazione in cui sarà difficile scongiurare un aumento dell’Iva”.
“Sono inoltre in arrivo – ha aggiunto – tagli pesantissimi sulla scuola con 4 miliardi di euro in meno tra il 2019 e 2021”.
Un passaggio è stato dedicato anche alla tassa sulle associazioni no profit, peraltro poi sconfessata da Governo, ma comunque in vigore nella Legge di Stabilità.
“Mi hanno già contattato diverse associazioni no profit – ha fatto notare – perchè nella manovra c’è un aumento delle tasse nel 2019 per le realtà del volontariato di 118 milioni nel 2019 e di 500 nel 2020.
Se il Governo va a cercare soldi nelle tasche dei volontari, allora non riusciremo a darci un futuro. Siamo risolutamente contrari e abbiamo occupato anche di notte la commissione in Parlamento per chiedere la modifica. Il Governo doveva fare un decreto attuativo su una nostra riforma del terzo settore e invece ha deciso un aumento generale dell’Ires”.
E infine un commento al taglio degli investimenti e le incertezze del Bando Periferie: “C’è ancora un certo caos attuativo non è ancora chiaro come verranno impiegati i soldi promessi ai comuni sulla base dell’accordo tra Governo e Anci, la verità è che c’è un miliardo in meno di investimenti pubblici nel solo 2019”.
“Le aspettative generate da questo Governo – ha concluso Paola De Micheli – sono molto elevate e la delusione arriverà presto. Anche perchè come ho sostenuto più volte in queste settimane, dire una bugia 100 volte – come fanno gli esponenti del Governo – non la trasforma in verità, serve solo a prendere tempo”.
Infine una battuta di solidarietà al sindaco di Parma Federico Pizzarotti, minacciato da Forza Nuova, per aver riconosciuto 4 bambini figli di coppie omosessuali. “Non si mettono in discussione mai i diritti dei bambini, la mia solidarietà a Pizzarotti di fronte alla minaccia di Forza Nuova è totale, contro l’inciviltà, e il ritorno al medioevo che alcuni vorrebbero”.
DE MICHELI, ZINGARETTI CANDIDATO PIU’ UNITARIO PERCHE’ VINCE E AMPLIA IL CENTROSINISTRA
“E’ Nicola Zingaretti il candidato più unitario. Il motivo è anche comprensibile: bisogna cambiare e Zingaretti è la persona che più garantisce l’apertura di una nuova fase unitaria nella vita del Pd e di allargamento della sua base sociale e delle sue alleanze. Lo ha già fatto quando si è candidato alla Regione Lazio e, a differenza di altri, ha vinto”.
Lo dichiara la deputata del Pd Paola De Micheli, commentando il sondaggio uscito su Repubblica che vede a ottobre Zingaretti con un gradimento al 40%, 7 punti percentuali in più rispetto a settembre. Zingaretti è il secondo l’esponente più apprezzato nel Pd dopo Gentiloni (48%), davanti a Minniti (38%) e Martina (31%).
“Nella situazione in cui ci troviamo – aggiunge Paola De Micheli – con un Governo paralizzato e una maggioranza sempre più schiacciata a destra, il congresso del Partito Democratico è più che mai urgente per dare le risposte che il Paese attende”.
Il grande successo di Piazza Grande. Intervista a “Democratica”
“Un successo inaspettato, in questa misura”. Paola De Micheli è stata instancabile organizzatrice di Piazza Grande, la due giorni romana che ha coronato la scesa in campo di Nicola Zingaretti nella corsa alla segreteria del Pd.
Nella chiacchierata con “Democratica” ci tiene molto a sottolineare le tantissime presenze “da fuori Roma” – nella Capitale la popolarità di Zingaretti è cosa ovvia – dal Nord come dal Sud: un viatico indispensabile per l’avvio della conquista del Nazareno.
LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE SU “DEMOCRATICA”
De Micheli, un anno da commissario “La ricostruzione è un bene di tutti”
Un anno da commissario per il terremoto. Occasione per trarre un bilancio anche umano letto sui tanti volti che ha incontrato e che le hanno portato all’attenzione le loro storie intinte nella sofferenza. Soprattutto chi, sotto le macerie, ha perduto persone care. Un anno che e’ anche uno spaccato di vita, infatti al di la’ del suo incarico istituzionale l’ha portata a contatto con i tanti che attendono di riprendere il filo di una vita così bruscamente interrotta.
In questi dodici mesi ho incontrato centinaia di persone, ho percorso tra Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo quasi 100mila chilometri. Ho guardato negli occhi le persone che mi sono venute incontro, spesso le ho abbracciate. Ho ascoltato la loro sofferenza, qualche volta il lutto e la disperazione. Ma ho conosciuto anche tanta voglia di ricominciare, la determinazione della speranza. E’ stata un’esperienza incredibile e complicata, la più significativa da quando faccio politica nelle istituzioni del mio Paese. Naturalmente ci sono stati momenti duri, con tanta pressione e difficoltà da affrontare. Ma stare con le persone e cercare di fare qualcosa di utile, come spero di essere riuscita a fare, è l’essenza stessa della politica e di quello per cui mi sono sempre impegnata.
Ricostruzione. Quali sono gli strumenti in campo, quali sono le competenze su cui si è fatto conto e si farà conto per una ricostruzione sicura delle strutture pubbliche colpite dal terremoto? In sostanza, che cosa si fa perchè le nuove costruzioni siano sicure? Esistono sistemi di controllo qualità?
Quello che ha colpito il Centro Italia tra il 2016 e il 2017 è stato il sisma più imponente per gravità ed effetti distruttivi nell’arco di un secolo nel nostro Paese. Un cratere da 8mila chilometri quadrati diviso su quattro regioni, con coinvolte 600mila persone. Di queste ne abbiamo assistite oltre 40mila a vario titolo. Localizzato soprattutto in montagna e collina in un contesto morfologicamente fragile. Basti pensare che il 50 % dei 138 comuni del cratere è situato ad un’altitudine superiore ai 900 metri e spesso sono sparsi su vari centri abitati, di questi 56 hanno meno di mille abitanti.
I governi Renzi e Gentiloni hanno stanziato una quantità di risorse senza precedenti per la ricostruzione, 9,8 miliardi di euro. Abbiamo messo in campo le norme e 62 ordinanze per attuarle puntualmente, che hanno subito una manutenzione costante per adeguarle al quadro complesso e alle richieste dei comuni e del territorio. Stiamo ricostruendo con le migliori tecnologie antisismiche disponibili. Lo sforzo profuso è stato enorme per offrire una prospettiva di concreta di rinascita alle terre colpite.
Sulla scorta di tante esperienze drammatiche vissute quasi in tutte le parti dello stivale a quando regole certe, concrete, prescrittivo sul sistema costruzioni? Se esistono già perche’ non si fanno piu’ cogenti anche attraverso una seria modalità di controllo?
Da quattro anni mi occupo quasi esclusivamente di terremoti e ricostruzioni per conto del governo italiano, prima quelle dell’Abruzzo e l’Emilia, e poi in Centro Italia. Quello della sicurezza è l’insegnamento principale che dobbiamo trarre da un’esperienza sommamente drammatica e tragica come quella di un sisma. L’Italia è un paese con tante aree caratterizzate da elevata sismicità e il tema della manutenzione antisismica di tutti gli edifici pubblici e privati è assolutamente strategico. Mi auguro che anche l’attuale governo ne faccia un caposaldo della sua azione, perchè ne va del futuro di tutti noi. Il sisma bonus oggi è la misura più efficace per convincere i privati, mentre per le scuole sono stati stanziati tre miliardi per la ristrutturazione antisismica.
Si parla ancora di lentezza nella ricostruzione, quanto ha pesato la burocrazia nella lentezza? E si poteva fare in modo diverso?
E’ stato il lavoro più difficile di questi mesi: trovare un equilibrio tra la trasparenza nell’utilizzo dei soldi pubblici, che provengono dalle tasse pagate da tutti gli italiani, e la velocità delle procedure di spesa per far partire i cantieri. Le esperienze del passato ci dicono che quello del Friuli è stato il terremoto con la ricostruzione più rapida, durata dai 7 ai 10 anni. Non so se siamo riusciti a perseguire il migliore equilibrio possibile tra controlli normativi e snellimento delle norme, sicuramente abbiamo fatto molto. Si può certamente fare meglio e mi auguro che il mio successore prosegua in questa opera di ottimizzazione. Ho notato però che tanti di quelli che si indignano per gli eccessi di burocrazia, poi sono i primi a invocare controlli più rigidi quando si scopre qualche irregolarità. Serve equilibrio, appunto.
Il metodo. Per il terremoto dell’Aquila si agì con procedure diverse con le responsabilità accentrate. Pe il sisma del centro Italia è stato scelto un percorso diverso che ha investito di responsabilità le Regioni. Ora un confronto tra le due esperienze è fattibile. Non era meglio semplificare il percorso decisionale?
Oggi tutti – di qualunque parte politica – sostengono che la ricostruzione si deve fare attraverso un grande coinvolgimento dei sindaci, degli enti locali. Il fatto che il territorio del cratere fosse diviso tra quattro Regioni ha costituito un elemento di indubbia complessità. Per questo sono convinta che abbia senso la figura del commissario straordinario, con il suo ruolo di coordinamento per conciliare esigenze talvolta divergenti, per dare un impulso uniforme su territori diversi. Non credo che esista un modello rigido di ricostruzione, il terremoto in Centro Italia ha caratteristiche uniche e ben distinte. Occorre prendere le buone pratiche e adeguarle di volta in volta al contesto, la tecnica amministrativa da sola non basta, serve la politica.
La vicenda del terremoto ha messo a dura prova il rapporto tra i cittadini e il sistema politico. Quale valutazione può trarre su questo delicato tema visto il suo impegno sul campo?
Io ho trovato tanta “richiesta” di Stato durante i miei viaggi sulle zone terremotate. Ho avuto il privilegio di accompagnare per due volte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha avuto un’accoglienza molto calorosa. Il terremoto e la sua ricostruzione sono una priorità di tutti, non solo di una parte politica. In questi mesi ho cercato di tenere fuori il sisma dalla campagna elettorale, e ho mantenuto il mio incarico anche con un governo che non è certamente il mio. Un segnale importante di unità. Vorrei lasciare in eredità questa impostazione fatta di confronto costante e di dedizione al bene comune, al di sopra delle divisioni partitiche.
Quando capita un evento di tale portata, con un’intera porzione d’Italia sotto le macerie diventa impossibile tenere in vita la civitas di cui la comunità di cittadini rappresenta la parte importante. Che strumenti può mettere in campo uno Stato se i cittadini sono costretti ad abbandonare i loro paesi e sono tentati di ricostruire la loro vita altrove?
Fin dall’inizio abbiamo operato per ricostruire non solo gli edifici, ma anche le comunità. Non solo per riparare i danni materiali, ma anche quelli sociali. Il primo obiettivo è stato far tornare i residenti nei rispettivi paesi, per evitare lo sradicamento e lo spopolamento, già grave prima del sisma. Per questo sono stare realizzate le tanto bistrattate “casette”, le soluzioni abitative di emergenza. Tuttavia soltanto ricostruendo case vere e permanenti si potrà dare un futuro a chi ci risiede. Inoltre abbiamo mantenuto nel cratere oltre 500 attività produttive e ricostruito le stalle. Sono il lavoro e la fiducia a tenere in vita la comunità. Perché per tornare a vivere in quelle zone, su quelle montagne bellissime ma anche per tanti versi problematiche, occorre farlo per scelta. E la fiducia si alimenta ogni giorno operando con responsabilità, dimostrando che la ricostruzione è possibile.
Le zone appenniniche, dette aree interne, sono considerate a rischio occupazione e sviluppo, e anche quelle del Centro Italia lo sono. Il terremoto ha contribuito a peggiorare queste difficoltà? Le azioni messe in campo quanto hanno contribuito a frenare una desertificazione dei piccoli centri che gli amministratori di quelle zone tanto temevano?
Ci sono tante affinità tra le nostre montagne piacentine e quelle colpite dal sisma in Centro Italia. La lotta allo spopolamento riguarda vaste porzioni del nostro paese, attraverso la creazione di condizioni economiche e di sviluppo in grado di garantire una prospettiva. Invertendo una tendenza inesorabile all’abbandono, che è il presupposto per problemi di dissesto e di natura ambientale sempre più grandi. Io credo che serva un grande piano nazionale di intervento per le cosiddette aree interne: dobbiamo rendere conveniente tornare, vivere, lavorare e fare impresa sulle nostre montagne e colline, è un obiettivo strategico del nostro Paese.
Sistemate le strutture pubbliche qual è lo stato dell’arte per le abitazioni private, per i centri storici che talvolta sono stati colpiti tanto da non poter più essere abitati?
La ricostruzione privata è partita e sta accelerando. C’è un trend indubbiamente positivo: abbiamo più di 2mila cantieri privati aperti, più di 400 conclusi. Ma ora che le norme ci sono, la priorità è prorogare l’impiego dei 700 tecnici che stanno operando nei comuni per il disbrigo delle pratiche e delle domande, la prima azione che il nuovo commissario dovrà intraprendere.
Infine un consiglio e due parole a chi verrà dopo di lei…
Ascoltare con umiltà, condividere e poi decidere senza paura. E poi trascorrere tanto tempo nel cratere tra le persone. Combattere perché la ricostruzione non sia dimenticata. Questo lavoro – così come altri al servizio del Paese – si fa per amore e con amore. Non ci sono applausi da prendere ma l’affetto delle persone a cui hai risolto un problema vale molto, molto di più.
(intervista a cura di Antonella Lenti uscita sul quotidiano “Libertà” il 12 settembre)
Sì definitivo al Decreto Terremoto, l’intervento alla Camera di Paola De Micheli
La Camera dei Deputati ha approvato a grande maggioranza il 19 luglio il Decreto Terremoto che contiene una serie di misure urgenti per le popolazioni del centro Italia.
Questo il mio intervento in aula: “Voglio invitare tutti i colleghi parlamentari alle inaugurazioni che si intensificheranno nelle prossime settimane, sui cantieri della #ricostruzione, per dare il senso che è tutto il Paese che si occupa di quelle terre, perchè ce la possiamo fare solo se tra di noi e di fronte ai cittadini saremo realmente uniti come istituzioni”.
IL VIDEO
Paola De Micheli confermata al verice di Lega Volley
Paola De Micheli nominata in Commissione Bilancio della Camera
Paola De Micheli, parlamentare piacentina del Partito Democratico e Commissario Straordinario per la Ricostruzione del Terremoto in Centro Italia, è stata nominata componente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.
Della delegazione del Partito Democratico in Commissione fa parte anche l’ex Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Paola De Micheli era già stata componente della Commissione Bilancio della Camera durante la sua prima legislatura in Parlamento, dal 2008 al 2013.